
Investire nel settore turistico è un’opzione alquanto interessante sia per i privati che per le imprese in cerca di opportunità redditizie.
Il progetto Wander in Italy ha nella propria essenza, la prerogativa di promuovere e divulgare l’offerta territoriale con un minimo investimento, volta a far conoscere quegli aspetti che non riescono ad avere una visibilità efficace, erudendo gli Operatori partecipanti e fornendo loro nuovi prodotti turistici da proporre.
La querelle scoppiata in questi giorni e relativa al forte aumento delle tariffe di alcune destinazioni turistiche italiane “strillata” dai media italiani (che non aspettano altro per creare infoterrorismo) cela a mio avviso, un’annosa condizione di una buona parte dell’imprenditoria turistica del Paese. Il modus operandi di molte aziende infatti, mostra uno scarso orientamento al semplice meccanismo, racchiuso in una massima di estrazione popolare che cita:” quando sei incudine statti, quando sei martello batti” Le premesse di un anno votato al ribasso erano da tempo nell’aria non ultimo per via delle decisioni della Banca Centrale Europea che per ben nove volte ha predisposto aumenti del tasso d’interesse che di fatto hanno eroso (congiuntamente con il peso fiscale ed inflazione) il potere d'acquisto della collettività.
L’obiettivo è in primis di scongiurare il sovraffollamento turistico di numerose città, soffocate dall’enorme mole di persone grazie alla facilità di reperire alloggi. Unitamente a ciò, vi sarà quasi sicuramente per ogni immobile ad uso abitativo affittato per fini turistici, l’obbligo di esporre un Codice Identificativo Nazionale (CIN) che consentirebbe al turista di soggiornare in strutture non abusive. Il mio auspicio è quello di obbligare oltre al CIN, il possesso di certificazioni sia per il conduttore, sia per la struttura stessa, ciò al fine di livellare l’enorme differenza di requisiti obbligatori richiesti ad esempio, alle strutture alberghiere oltre a creare figure professionalmente valide proprio per “impreziosire” il territorio e renderlo interessante ai fini della scelta della destinazione da parte dei turisti.
Stamani mi sono soffermato sulla notizia relativa all’incremento delle dimissioni volontarie, per capirne la dinamica e le ragioni che induce tanti lavoratori a lasciare il posto di lavoro in un momento così delicato per la nazione.
È alquanto fastidioso e imbarazzante ripetere ogni volta il “ritornello” sul ruolo di estrema importanza che il turismo ricopre quale elemento di valorizzazione socio-culturale e soprattutto economico del Paese Italia e quindi non dirò nuovamente che tale rappresenta il 13% del PIL nazionale al quale aggiungere un + 8% di indotto.
Personalmente, oltre le ataviche problematiche di totale indifferenza del governo rispetto al turismo, ricordo che questo rappresenta il 13% del PIL nazionale, indotto escluso.
L’incidenza delle nuove tecnologie ha trasformato a tal punto le abitudini dei consumatori che questi, ormai, si aspettano servizi innovativi anche durante le proprie vacanze.
Turismo: un baratro senza un’apparente via di uscita.
No, non è una frase a tinte catastrofiche ma una conseguenza alle tante esortazioni rimaste irresponsabilmente inascoltate da chi non ha mai dato il giusto valore al comparto turistico. E alla fine, tanto tuonò che piovve!
No, non è una frase a tinte catastrofiche ma una conseguenza alle tante esortazioni rimaste irresponsabilmente inascoltate da chi non ha mai dato il giusto valore al comparto turistico. E alla fine, tanto tuonò che piovve!
La recente apertura di alcune destinazioni di lungo raggio con il varo dei corridoi turistici Covid free, rappresentano sicuramente un segnale positivo verso la normalizzazione dei flussi turistici in uscita ma bisogna fare di più ed in fretta.